“Da quella finestra illuminata…”

foto e parole di Daniel Prete;

C’era una signora che sbucava da quella finestra illuminata durante la quarantena. Ogni sera, alle 20:30, con il suo aspirapolvere. Avanti e indietro, per dieci minuti. Me ne accorsi dopo un po’, distratto dietro le sbarre del balcone, che quello fosse un appuntamento fisso, un rito.

Da quel giorno iniziai ad accamparmi lì qualche minuto prima. Le ombre, poi lei. Il sibilo dell’aspirapolvere nel silenzio era un sottofondo timido. Sognavo un altro mondo oltre quel vetro, più di quando mi sedevo in treno e guardavo fuori pensando che deragliasse. Così, per qualche settimana. Ogni passo era un sintomo, un terreno fertile, immune alla materia accanto.

La quarantena finì e decisi di non accamparmi più. Mai uno sguardo, mai una parola. Dopo un po’, venni a sapere che aveva lasciato quella casa.

Non so dove sia. Non ho mai voluto sapere il suo nome. Alcune storie sono figlie del vento, di bocche socchiuse, di cantine impolverate. Anche se, da quell’aspirapolvere, colano lacrime di nostalgia.

Daniel Prete (@sirdanielprete)

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