di Gabriele Iacono
Artwork: Gabriele Iacono
Gabriele ha 16 anni e vive a Ragusa, in Sicilia. Ci invia una riflessione molto interessante sullo stesso atto della scrittura, che lascia materializzare sul foglio le nostre paure…:
Scrivere non è facile. Scrivere è ammettere che le cose esistono.
Scrivere è accendere fuochi e passioni, imprigionare il mondo, crearlo, cambiarlo.
Scrivere è essere prigionieri di sé stessi, accorgersi di quanto rumore faccia un foglio.
Di quanto pesanti siano le parole che lo adornano.
Le parole danno forma a ciò che siamo e a ciò che sentiamo.
Perché una sola parola, per quanto unica essa sia, non può spiegare da sola un concetto.
La parola “dolore” non può spiegare realmente il dolore.
Come fa a riassumere tutto quello che stiamo vivendo?
Come fa a spiegare che c’è gente che lotta tra la vita e la morte…che ci sono bambini che attendono i loro padri e uomini che sognano di poter rivedere le proprie mogli?
È solo dolore il loro?
Non è, forse, anche tristezza, rabbia, frustrazione?
La tristezza di chi ha visto la propria vita andare in frantumi.
La frustrazione di chi cerca di continuare a vivere mentre tutto attorno a lui il mondo muore.
La rabbia di gente confinata nelle proprie case, fredde e vuote.
La nostalgia di chi vede davanti a sé uno schermo freddo e buio.
La consapevolezza di aver dato tutto per scontato: un abbraccio, una passeggiata, una vita.
Il dolore…sì c’è anche quello.
Il dolore di chi muore e di chi vede morire, degli uomini che vedono il tempo scivolargli addosso mentre loro sono fermi e immobili.
Il dolore, a volte, sembra così potente da cancellare tutte le altre cose.
La felicità, per ciò che si è stato e per ciò che si continuerà ad essere, sembra nascosta tra le piaghe di un dolore che pare immenso ma che è destinato a svanire.
Il dolore ci porta a morire e poi a rinascere.
Dolore è solo una parola.
Una piccola e semplice parola che ci ingabbia e ci opprime.
Ma le parole si basano sull’uomo. Buttiamo via il dolore. Cancelliamolo. Distruggiamolo o confiniamolo in un angolo della nostra mente.
Rievochiamo il dolore solo per ricordare che siamo riusciti a sfuggirgli.
Ricordiamo il dolore in memoria di chi è stato e adesso è svanito via.
Ricordiamo al dolore che è una sola parola e che non esisterebbe senza le altre.
Ricordiamo al dolore che è una parola vuota che noi scegliamo di riempire.
Ricordiamo a questo popolo dolorante e malinconico che si alzerà e tornerà a vivere.
Grazie Gabriele!