“In quale stanza sono?”

         “IN QUALE STANZA SONO?” di Antonio di Cori; foto: @rossofloyd


C’è poca luce qui nella stanza, girandomi intorno che cosa vedo?
Provo ad intensificare questo liquido che mi compone lo stomaco,
la luce del liquido aumenta la possibilità di vederci meglio, e qualche apparente forma giunge a delineare le ombre.
C’è una finestra che fa scorgere il cielo: a quadri incorniciato da legni.
Ricordo bene il Cielo, è uno di quegli oggetti che appaiono inanimati, lo fissi e lui è più grande di te, non riesci a capirlo… vi siete mai chiestidove inizia?!?
Il cielo, quel piano dove i vuoti contengono i pieni, dove le abitazioni vengono chiamate dagli uomini con numeri sommati a lettere, e si trovano
in posti irraggiungibili dai molti.
Provo ad intensificare questo liquido che mi compone lo stomaco,dal piano
inferiore si sentono suoni poco definiti,voci di uomini forse?!?
Questi suoni hanno origini diverse, timbri che incrociano timbri,metodi melodici, caratteristiche ignote, perché non ricordo?!?

Con l’aiuto ironico della mia luce, la stanza inizia a presentarsi con maggior carattere: gli oggetti sono molti, diverse decine, impolverati, la polvere stessa provoca un notevole fastidio alla mia investigazione, l’allergia non mi ha abbandonato,
ci salutiamo come 2 vecchi amici.
Intorno ci sono numeri, che riempono fogli buttati su involucri di legno, il tempo qui ha lavorato molto, ci sono le sue tracce ovunque: ovunque vedo grovigli di forme ingiallite, ingrigite, rivestite dalle sue impronte indelebili come se fosse egli stesso il padrone di questo luogo…perché non ricordo?!?

La memoria, reietta memoria, quella mi ha dato problemi in ogni passaggio, passaggio dopo passaggio, un elemento testardo e ribelle, ho pensato d’imprigionarla in un regime totalitario per la sua ostinatezza: lei è come l’ombra diP.Pan fugge per attitudine.

Quindi: dove sono? In una stanza. In che tipo di stanza?
Le pareti non le vedo, si notano soltanto le impronte del Sign.Tempo e decine (forse di più)
di oggetti ricoperti da esse… inizio a supporre “memoria cerca di restare, ho bisogno di appunti.”


L’investigazione richiede metodo, e il metodo non può esistere senza di lei, ed io senza di lei chi sono? dovete sapere che tengo molto a lei anche se la nostra storia si basa su un Eterno litigio, perché senza di lei non ricorderei le mie Esperienze,
e senza di lei non potrei/potremmo migliorare entrambi.

Quindi…dove sono?!?
In una stanza piena di oggetti
In che tipo di stanza?
Intensificando il liquido del mio stomaco riesco ad illuminare degli involucri di legno dai quali si scorgono abiti colorati: uno di esso contiene tutti i colori.

Maschere di vario genere:
di legno le più antiche. Di ceramica le più pregiate. Di similpelle le più moderne. È forse il magazzino di un teatro?


Intorno alcuni scaffali, sugli scaffali animali di pezza, un orso dagli occhi di bottoni mal cuciti; a destra un quadro dalla cornice fintamente dorata,banconote di un periodo magico, provenienze diverse, impresse su di loro ancora numeri, dovrebbero chiamarsi date in questo ordine 1-9-1-0, 1-9-6-3, 1-8-1-5,1-5-4-9: il linguaggio dei numeri è divertente, se ci si estrania dal loro significato incominciamo a considerarli dei piccoli segni grafici con un loro movente estetico, e questa considerazione si può applicare
con gli alfabeti dei vari mondi: guardavo ogni mattina l’iniziale del mio nome.

Così, all’interno dell’investigazione di quel luogo, alcuni pensieri tendevano a staccarsi dal mio luminescente involucro, suggerendo agli oggetti incontrati nel loro cammino la propria individualità, intima ed esteriore: perché mi ero svegliato lì?
In una stanza piena di oggetti
come se fossi stato gettato in essa
da qualcuno che non doveva più utilizzarmi.

Quindi? Era forse un dimenticatoio?!

Una stanza dove gli oggetti che passano di moda vengono riposti man mano...come acini di uva spremuti abbastanza dopo la Vendemmia.
Le supposizioni non mi abbandonavano, il loro corpo si fece più spesso, e da spesso divenne fragile, e poi ancora spesso, riuscii a concentrarmi di nuovo.


ci fu un notevole chiarimento, feci qualche passo a sinistra e lentamente ruotai il mio sguardo: fissai un ultimo oggetto, una stampa molto deteriorata, ancora qualche codice, numerico e non, colori appena riconoscibili, sulla parte inferiore una scritta rossa.
Quella stampa mi fece far pace con la memoria: il disegno, anche se consumato dal Sign.Tempo, lasciava intendere la raffigurazione, ed io ben ricordavo quel luogo che a volte aveva forma di O, ed altre di C. Succedeva anche che lo spicchio di O venisse abitato, a turno, da persone che avevano il gusto delle immagini
del 3 occhio: La Luna era li a seguirli, con lacrima nera li aveva siglati ed uniti a lei, e con la sua lacrima lì risvegliava in giorni diversi, in momenti che soltanto lei conosceva.

Era il suo gioco, e loro lo accettavano.


Antonio di Cori (@antoniodicor)

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