di Mario Russo @dentro.ego; foto: Filippo Toscano @itosco.
Ti credevo la poesia più bella che avessi mai visto,
e pensa vederla così: sgretolarsi,
sabbia tra le mani,
cadermi a pezzi a rallenty,
la sensazione di vuoto dei secondi finali,
folle o perso, nel guardarti,
e potrei ancora contare tutti i battiti, nell'attimo in cui stanno per spaccarsi,
tu chissà come stai: mi manchi e probabilmente mi mancherai.
Non so come dimenticarti,
staccarti, senza strapparmi,
che sai non riesco ad annegarti nelle canzoni, in dell'alcool scadente,
con una di cui poi non mi fregherebbe niente, solo per tornare a come è stato sempre…per farti vedere,
un cuore al nero di seppia,
come guardare un'alba, ma nascosta dalla nebbia,
che quei segreti, ci lasciano diversi,
e certe parole, ora hanno occhi diversi e forse dovremmo trattenerci,
ora che abbiamo visto cosa siamo dall'altra parte, cosa ci spezza il cuore e quanto valgono le lacrime.
Senti ancora quel rumore?
non immagini quanto assomigli a me, quante volte ho dato il tuo nome alle stelle, anche se non credevi parlassi di te, pensandoci, quanto abbiamo da perdere e non credo lo farei mai per me, io non lo farei mai, non per me...
“sai,
ti amo così tanto,
da sopportare il rimpianto.”
Mario Russo @dentro.ego
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