di Valentina Rosone;
artwork: @trudeiskrude.
I
A volte l’inferno
Sembra spalancare le sue fauci
E venire a cercarmi
Per inghiottirmi.
E magari abbandonarsi
E lasciarsi inghiottire
Servirà a placare
Il dolore bruciante
Che mi devasta il petto
E squarcia ogni silenzio.
I pesi sono troppi da sorreggere
Ed io inconsapevolmente assorbo
Tutti i dolori ed i malesseri del mondo.
Non esiste pace per la disperazione
Che mi mangia la pancia
Quando ingoio e non digerisco
la sofferenza che ho attorno;
E le tenebre sono l’unico sollievo
E la più dolce compagnia di sempre
Quando hai lo strazio
Che ti sanguina nel cuore
E il catrame che ti riveste
Le pareti dei polmoni.
Se la mia pancia potesse parlare
Direbbe che vorrebbe sentirsi
Un po’ meno ingarbugliata
E digerire più facilmente
Ricevendo ogni tanto del miele
Invece del solito veleno
Diluito con l’ammorbidente.
Cristalli di terrore,
Costellazioni di dolore
La verità è che
La mia nera compagna di viaggio
Vorrebbe avere più spazio
Per dissentire e mostrare
La disperazione del suo volto
Alla luce del Sole,
Non solo a quella della Luna.
Tu sorridi ma non sai
Quant’è profondo il mio vuoto.
Tu sorridi ma non sai
Quanto invochi pietà
Sotto le stelle ogni notte.
II
Le palpebre dell’universo si schiudono
Silenziose e potenti
Quando sorseggio un calice di infinito
Alle porte dell’impavida notte.
É in quell’immensa oscurità
Che ritrovo il sollievo
Di rispecchiarmi in una profondità
Finalmente vasta come la mia,
Finemente sintonizzata
Con l’abisso di vita
Che mi risuona nell’anima.
Grazie Stelle
Per ricordarmi ogni notte
Che nulla può brillare,
Se non è circondato dalle tenebre.
Grazie Luna
Per ricordarmi che, dietro le quinte,
Ogni notte
Siamo sempre completi
Anche quando risplende
Una minima frazione
Di tutto il nostro essere.
Grazie Cielo
Per avvolgermi con il tuo fresco respiro,
Ed abbracciare
L’interezza della mia anima
Senza mai
Esserne spaventato.
Universo,
Vita elettrificata e fluente,
Contorto paradosso estatico,
Ti riconosco e percepisco in me
Anche mentre soffro,
Anche mentre grido.
Vita,
Tu che sei in me
Ed io che sono in te:
Siamo un’unica cosa
Siamo un unico, infinito,
Fluorescente processo.
Grazie Notte
Per ricordarmi chi sono.
Valentina Rosone
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