di Matilda Balboni @mifirmomet; artwork: David Hockney.
Quando il pantalone fu tagliato Teresa si portò una mano alla bocca e spalancò gli occhi. La gamba, sproporzionata, troppo sottile rispetto al corpo dell’uomo, era girata verso l’interno rispetto alla coscia e il ginocchio turgido e violaceo; sembrava uno di quei palloncini d’acqua: irregolare, pieno e senza rigidità.
Si guardò attorno per cercare una cabina telefonica ma nulla. Si alzò e riprese in mano la bici, un pedale era volato via ma la sella era ok e le ruote ancora dritte e gonfie.
“Ce la fa ad alzarsi?”
“E poi? Cosa vuole fare, rapirmi?”
Rise l’uomo.
“Una cosa del genere.”
Disse Teresa scuotendo la testa.
“Potrà dormire sul divano stanotte, poi domani le chiamerò un medico o…”
“O… nah, non si disturbi. Sarebbe più l’impegno che il guadagno.”
Teresa rimase dritta, guardò poco distante il lampione storto. Poco più in là si immaginò l’entrata di casa sua, suo marito che usciva con la Panda 750 e la salutava mostrando il palmo, molto più chiaro del suo viso, così scuro eppure sempre sereno; anche quando lei metteva il broncio e, seccata, ricambiava il saluto con un solo cenno del capo.
Poi ci fu il rumore delle ruote che scivolano sull’asfalto e il ciocco di qualcosa che sbatte.
“Il guadagno è che tu in piedi ci puoi tornare.”
Disse Teresa voltandosi.
L’uomo la guardò dal basso, gli occhi neri ebbero un bagliore, poi restarono fermi, impassibili. Fece un sospiro e le tese una mano.
“Come dice lei.”
Teresa si aggrappò e tirò forte, ancora più forte per tirarlo su.
“Se fosse come dico io…”
Disse poi asciugandosi la fronte ancora sporca del grasso della bici.
“… a quest’ora sarei stata a far l’amore con mio marito.”
Matilda Balboni @mifirmomet
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