Animali sociali_rMPA

di Loris Pina (racconto numero 1 della serie "Animali sociali");
artwork by: Matthew Wong.
Il ragazzo, seduto a gambe incrociate, inspirò profondamente contraendo il diaframma. I suoi pensieri si fecero silenziosi, un bisbiglio dietro la nuca.



Ancorata con i suoi lembi fra le creste delle montagne la nebbia – così spessa da oscurare i paesi a valle – si rigenerava ogni notte e ogni mattina, fedele al suo compito (come precedentemente Penelope, sua madre) Ruben la disfaceva nella radura oltre il campo di more dei suoi zii.

C’era bisogno della luce del sole per continuare a vivere, ripopolare le strade nell’andirivieni quotidiano di parole (sillabe scandite sui social network) confuse.



Focalizzava una forma nella sua mente (un quadrato, un triangolo) per estraniarsi al ritmo del proprio respiro; una forma qualsiasi tranne la sfera: quella non era adatta allo scopo.



Oltre il ponte della ferrovia scorreva il greto del fiume (il Ferdi era in secca da mesi, dall’ultima pioggia abbondante di giugno) con i suoi ciottoli levigati e perennemente assetati, placati a stento dalle gocce di rugiada mattutina.

Le storie locali narravano di un grande serpente nascosto sotto il letto del fiume, in letargo, durante i mesi senz’acqua: una grossa lucertola pronta a riemergere al primo acquazzone, in grado di portare fortuna a chi l’avesse avvistata.



Quando si sentiva pronto disfava il poligono, lato per lato, liberando l’energia compressa negli angoli e inspirava più a lungo che poteva per assorbire le minuscole particelle MPA.



Ruben, la notte, si portava appresso un telo mare, una borraccia riempita di Coke, un materassino gonfiabile, auricolari, cellulare e raggiungeva la sponda del fiume: gli piaceva addormentarsi sotto le stelle, in mezzo al fiume, in attesa che l’acqua tornasse durante la notte e lo trasportasse lontano da lì.

O che la lucertola si svegliasse.



Persone differenti a differenti orari ma ognunǝ connessǝ in differenti modi. Tuttǝ ugualmente differenti, nessunǝ esclusǝ.

Ognunǝ col proprio bisogno di amare e di essere amatǝ accettatǝ da vero animale sociale.



Ma la lucertola non si svegliava, le stelle si spegnevano e la volta notturna cedeva il posto alla nebbia da dissipare, il suo retaggio.



Ognunǝ col proprio sapore ben preciso. E una forma delineata. E un odore caratteristico. E una consistenza carnosa, una forma visibile.



E Ruben sgonfiava il materassino, raccoglieva le sue cose e tornava indietro risalendo il fiume fino alla casa degli zii e al loro campo di more dove, identico al giorno precedente, avrebbe adempiuto al suo compito.

Senza possibilità di riposo.


Loris Pina @grissinotunatuna

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