“Siamo esseri fragili, ma dentro agili…”

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di Davide Bolignano (@luframilia)

Foto: Fabio Albanese

Oggi vorrei pubblicare il pensiero di Davide Bolignano, 28 anni, di Reggio Calabria. Ci parla senza filtri, trascrivendo ogni pensiero in modo sincero e trasparente. Si trova nel momento esatto del risveglio e lì fa rimanere anche noi per qualche minuto. Riesce a trasportarci in un universo a tratti onirico, a tratti distopico e per questo ancora più affascinante…:

Quanto mi piace dormire a lungo, svegliarmi un attimo, vivere quei pochi secondi confusi di veglia e capire che puoi riscivolare ancora nell’incosciente calore del sonno…

In questo periodo sto dormendo molto…ma non mi piace addormentarmi; vorrei che la notte durasse più a lungo: mi piace la notte, mi piace guardare i film da solo.  E mi piace anche guardare le cose in compagnia.  Ma assistere a una cosa insieme ad altri o da soli crea una percezione completamente diversa. Ci avete mai pensato?
Non so, quando le guardo da solo si crea una specie di momento a volte quasi perfetto, un qualcosa di intimo, in cui ti senti in un certo senso a tuo agio: nessuno può disturbare questo idillio e poi anche il ricordo che si crea, che stimola la consequenziale voglia futura di rivivere questo tipo di esperienza, di ricercarne il gusto e quel colore che ti lascia.

Si dice che possiamo visualizzare  i ricordi, le cose, i concetti, tramite colori e immagini: la chiamano Sinestesia. Per quanto mi riguarda, è vero. Credo di essere “affetto da sinestesia” (che poi, pensandoci, non è proprio una malattia). E mi chiedo: quale sarà il colore soggettivo che apparirà nella testa di ognuno di noi quando ripenseremo in futuro a questo periodo?
Ad esempio proprio adesso, se visualizzo nella mia mente la parola “coronavirus”, la vedo nella sua parte iniziale di colore nero, poi, andando nella sua lettura da destra verso sinistra, al centro la vedo che sfuma con l’arancione…per diventare rossa nella sua parte finale. Non so il perché, ma la vedo così; e può essere che in futuro i colori che percepisco cambieranno.

Parlare del sonno, prima, mi ha fatto venire in mente anche la parola “morte” (nera, grigia e blu nella mia testa), tanto digitata e tanto temuta in questo periodo. Gli antichi greci, nel mito, dicevano che Ipnos, il dio del sonno, era il fratello gemello di Thanatos, la morte. Nulla di più vero.

Se mi fermo a pensare un attimo, sento che l’esperienza più vicina alla morte è quella che viviamo tutti quotidianamente…ed è anche paradossalmente confortante: il sonno. Un periodo, che spesso si dimostra semplicemente incoscienza, essendo che la maggior parte delle volte poi non ricordiamo o dimentichiamo i sogni.
E la morte, permettetemi di tralasciare tutto il suo svolgimento biologico, non sembra essere altro che “non – coscienza”; prima di nascere eravamo non coscienza e dopo lo morte potremmo essere in un’esperienza davvero simile. Ovviamente ci fa paura e ci affascina, forse, allo stesso tempo?

C’è un retrogusto quasi teatrale in tutto questo…ma l’essere coscienti è proprio quello che ci distingue dagli altri animali. E se fossimo noi l’anomalia, non la regola? Se fossimo noi la mutazione, qualcosa che è andato storto, dentro un universo tranquillamente programmato al suo galleggiare incosciente? Non voglio dire che siamo sbagliati o giusti, ma che potremmo essere la variazione non prevista dentro l’equilibrio dell’organismo universo.
E infatti, quasi un po’ come karma punitivo del caso, in mezzo a tutte le speciali percezioni che ci da la nostra coscienza, i bei sentimenti verso le persone e cose che ci piacciono e la felicità, ci becchiamo pure la comprensione della morte e del concetto di fine. E quindi anche il dolore che ne deriva. In un certo senso, siamo gli unici a patirne davvero le conseguenze psicologiche e non solo istintive.

Percepiamo questo periodo in maniera diversa dagli altri, ma anche da noi stessi: ognuno ha un’opinione diversa al riguardo, se avete notato.

E il cambiare repentino della nostra quotidianità ci infastidisce; mentre il digitale urla “l’over informazione”, l’analogico si è fatto più silenzioso. E ora siamo fermi in quell’angolo, abbiamo il timore di scavare dentro noi stessi e di confrontarci col buio e pericoli che possiamo trovare tra i sedimenti, nelle nostre miniere interiori. Ma stanotte vedrò un altro film e aspetterò l’alba per addormentarmi; e forse nell’attimo prima di prendere sonno, penserò che sì…siamo esseri fragili, ma dentro agili.

Davide Bolignano (@luframilia)

La parola sinestesia (dal gr. sýn «con, assieme» e aisthánomai «percepisco, comprendo») ha due accezioni: la definizione di Sinestesia a livello sensoriale e percettivo e quella retorico-letteraria. Scegliete voi quella che più vi piace, a me piacciono entrambe. Fonti: Enciclopedia Treccani, Wikipedia.

Grazie Davide!

Buon martedì a tutti,

Anna Toscano

Un pensiero su ““Siamo esseri fragili, ma dentro agili…””

  1. Bravo Lu .
    Io la uso nei miei video e colonne sonore .
    Funziona e può arrivare a chiunque
    Ribadisco che sei un ragazzo in gamba e questo smentisce il fatto che le vs generazioni siano vacue .
    Bravo a te e a questa bella parte letteraria
    Complimenti per l’ iniziativa
    Grazie per avermelo fatta conoscere
    A’HO ,ci si saluta così fra nativi americani 💪🐻

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